
Cenni storici sull'origine dei sindacati militari
Il processo di sindacalizzazione delle forze armate trae origine dal Movimento dei Sottufficiali Democratici degli anni ‘70, un movimento culturale, sociale connotato da rivendicazioni professionali di maggiori diritti, tutele giuridiche ed economiche, che provenivano in prevalenza dal ruolo dei sottufficiali.
Pubbliche manifestazioni in divisa dei militari diedero luogo a numerosi procedimenti penali e disciplinari destituivi che alimentarono un dibattito sociale fino a coinvolgere il parlamento, che interveniva con la legge n. 382/1978 sui principi della disciplina militare. La 382 riformò il concetto di militare e affermando i suoi diritti fondamentali di persona e di cittadino, introducendo altresì garanzie legislative sulla disciplina, sui procedimenti disciplinari, e un sistema di rappresentanza interna delle istanze collettive. Una legge ottenuta con il “sangue” di quei sottufficiali e, marginalmente, anche ufficiali, che avevano creduto nel concetto di militare inteso come persona titolare dei diritti costituzionali al pari degli altri cittadini, difendendo le loro idee finanche al costo di mortificanti provvedimenti penali e di destituzione dalle forze armate.
Sul punto occorre chiarire che già negli anni ’70 si era alimentato un forte dibattito sul modello di rappresentanza che alimentava due schieramenti, uno a favore e uno contrario alla rappresentanza esterna di tipo sindacale, posizioni che, malgrado la scelta parlamentare operata a favore dell’organismo interno, non hanno mai perso il loro fervore e la loro attualità, al punto che sorgevano comunque numerose associazioni (puntualmente avversate dalle istituzioni militari) che fino ad oggi hanno sopperito ai limiti della Rappresentanza Interna con l’attività politica e la tutela legale dei militari. Sono proprio tali realtà associative che hanno avviato dei procedimenti giudiziari finalizzati al riconoscimento del diritto di associazione, dapprima nel 1999 e successivamente con il ricorso che ha condotto alla sentenza n. 120/2018 con cui la Corte Costituzionale ha abrogato il divieto di associazione sindacale per i militari.
Va detto, tuttavia, che contro i sostenitori dell’idea sindacale si sono manifestate sistematiche posizioni di contestazione, quando non di condanna, sia internamente alle forze armate, ma anche nelle sedi istituzionali e parlamentari, contrapposizioni provenienti dai vertici militari ma, in modo maggiormente emblematico, dalla quasi totalità dei delegati della stessa Rappresentanza Militare.
Per un approfondimento leggere “Sotto le Stellette” Einaudi, Cesare Medail e lavori parlamentari della legge n. 382/1978, premessa storica alle norme disciplinari in “Sanzioni disciplinari di Corpo”, 2013, Inedit, Enzo Trevisiol.
I movimenti e le associazioni di militari dopo la legge 382/1978
I movimenti e le associazioni dei militari democratici sono stati attivi anche dopo l'approvazione della legge n. 382/1978 sui principi della disciplina militare. Il malcontento generalizzato tra i militari fece nascere un nuovo desiderio di scendere in piazza e, in modo civile, lottare nuovamente per ottenere quei diritti già tali per ogni cittadino e lavoratore.
Da loro l'iniziativa di ricorrere alla Corte Costituzionale che con la sentenza numero 120 del 11 aprile 2018 dichiarò l’illegittimità costituzionale dell’art. 1475, comma 2, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66 (Codice dell’ordinamento militare), ovvero che «I militari non possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale o aderire ad altre associazioni sindacali», quindi sostituendo il comma in: «I militari possono costituire associazioni professionali a carattere sindacale alle condizioni e con i limiti fissati dalla legge; non possono aderire ad altre associazioni sindacali».
In conseguenza alla sentenza della Corte Costituzionale, oggi possiamo parlare della legge numero 46 del 28 aprile 2022 che disciplina le Norme sull'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare.
A tutti coloro che dagli anni '70 ad oggi, hanno lottato per arrivare a creare un nuovo inizio per i cittadini con le stellette, Va la nostra più profonda ammirazione e stima per ciò che hanno fatto.
Un profondo Ringraziamento al Movimento Democratico dei Sottufficiali.

Una delle manifestazioni pubbliche e pacifiche di militari organizzata dall'associazione ASSODIPRO negli anni '90
Il libro del Movimento Democratico dei Sottufficiali realizzato dall'associazione Solidarità Diritto e Progresso
Il Presidente As.So.Di.Pro regione Veneto, Salvatore Vinciguerra, consegna al Segretario Nazionale USAMI-AERONAUTICA, Enzo Trevisiol, il libro realizzato dall'Associazione sul M.D.S. dagli anni '70 ad oggi.
Ad As.So.Di.Pro il doveroso risconoscimento per aver promosso il ricorso che ha abrogato il divieto sindacle dei Militari (Sent. C. Cost. n. 120/2018) e cambiato la vita professionale del personale con le stellette.
Assodipro è nata dalla solidarità dei militari che finanziavano le famiglie dei colleghi congedati per aver fatto parte del Movimento e partecipato alle manifestazioni in divisa.
Per il Segretario Nazionale USAMI AERONAUTICA la consegna del libro ha un valore non solo simbolico ma anche di riconoscimento per aver dedicato quasi vent'anni di vita alle attività associative, come dirigente di Assodipro e delegato internazionale presso l'Euromil, nonché per essere stato uno degli ideatori ed organizzatori delle manifestazioni pubbliche di militari del 2001 e 2003 per rivendicare i diritti sindacali e la riforma delle carriere.

Le tappe fondamentali del cambiamento del mondo militare
La Protesta dei Fazzoletti: la nascita del Movimento Democratico dei Sottufficiali
Prende vita iI MOVIMENTO DEMOCRATICO DEI SOTTUFFICIALI i quali scendono in piazza in divisa con il volto coperto da un fazzoletto, per rivendicare i diritti costituzionali, economici e professionali, le manifestazioni si svolgono a Treviso, Milano, Roma, molti subiscono procedimenti penali e provvedimenti di congedo qualcuno si rassegna e altri agiscono in sede giurisdizionale ottenendo il renintegro nelle forze armate.
La Legge 382/1978: La svolta democratica nella disciplina militare
Sulla scia del movimento di protesta il parlamento approva la legge numero 382 del 11 luglio 1978 (norme di principio sulla disciplina militare), una svolta storica per i militari e i loro diritti ma anche per la società che vede le FF.AA. ricondotte nell'alveo dell'ordinamento statale. Negli atti della commissione difesa della Camera del 1977 verrà scritto che la condizione militare << … non nasce … da un potere estraneo al popolo, come avveniva - in Italia e altrove – per i militari regi. Nessuna specie di “apartheid” può essere consentita tra chi indossa l’abito civile e chi indossa l’uniforme>> . La denuncia del ritardo dell’istituto sullo spirito del Paese emergeva dagli stessi militari ed in particolare la protesta più insistente e organizzata veniva da coloro che appartenevano al rango dei sottufficiali, i quali chiedevano <
Dalla Solidarietà alla Rappresentanza: la nascita delle associazioni dei cittadini militari
Nascono numerose associazioni nell'ambito delle Forze Armate, Arma dei Carabineri e Guardia di Finanza finalizzate alla tutela dei "cittadini militari", che promuovono il dibattito culturale sul diritto sindacale dei militari offrendo, nel contempo, tutela legale ai cittadini iscritti. Una delle associazioni (ASSODIPRO) viene costituita con i fondi di solidarietà che i militari avevano versato per sostenere le famiglie dei militari congedati poi reintegrati a seguito di accoglimento dei ricorsi giurisdizionali.
Il Caso SIULM e la Sentenza 449/1999: la lunga attesa dei diritti sindacali per i militari
Viene promosso da un'associazione il primo ricorso per i diritti sindacali dei militari che si conclude con la sentenza n. 449/1999, nella illusoria convinzione di una pronuncia positiva nasce l'embrione del primo sindacato militare il SIULM composto da poliziotti, militari, giornalisti e cittadini, tuttavia i tempi non sono ancora maturi e l'insigne Corte Costituzionale afferma la legittimità del divieto di associazione sindacale, pronunciando un monito al parlamento di migliorare e riconoscere ai militari uno strumento negoziale evidenziando la necessità di garantire anche la tutela individuale. Evidentemente tale monito non veniva mai accolto, mentre la Rappresentanza Militare iniziava il suo declino alimentando la disaffezione del personale e un spinta sempre più forte alla ricerca di soluzioni rappresentative esterne.
24 Febbraio 2001: Militari in Piazza per i Diritti e contro il Riordino delle Carriere
24 febbraio 2001 i militari scendo nuovamente in piazza in abiti borghesi e manifestano pacificamente contro il riordino delle carriere del 1996 e per il riconoscimento del diritto di associazione sindacale
La Voce dei Militari in Europa: Manifestazione per i Diritti con il Sostegno di EUROMIL
Un'altra pubblica e pacifica manifestazione di militari in piazza per il riconoscimento dei diritti sindacali con il supporto di EUROMIL l'organizzazione europea dei sindacati militari che dal secondo dopoguerra riunisce i sindacati militari di tutta europa
La Sentenza 120/2018: la Corte Costituzionale apre ai diritti sindacali dei militari
Le associazioni ci riprovano con un nuovo ricorso e questa volta la Corte Costituzionale deve prendere atto degli obblighi internazionali ed emana la Sentenza numero 120 del 10 aprile 2018 - giudizi di legittimità costituzionale dell’art. 1475, comma 2, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66
La Legge 46/2022: la svolta storica del sindacalismo militare in Italia
Il parlamento è costretto a riconoscere ai militari il diritto di associazione sindacale ed approva la legge 46 del 28 aprile 2022 - Norme sull'esercizio della liberta' sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare. Malgrado le forti limitazioni che saranno certamente oggetto di ulteriori modifiche parlamentari e interventi della giurisprudenza costituzionale e comunitaria, la legge costituisce un PASSAGGIO STORICO: - termina il regime gerarchico contano solo le capacità personali - totale autonomia delle associazioni dall'amministrazione (niente più fogli di viaggio e forfettaria) - i delegati diventano professionisti della tutela del personale privi di condizionamenti dell'amministrazione e sottoposti solamente al controllo dei propri iscritti - i sindacati possono agire in tribunale contro le violazioni da parte dei comandanti delle loro prerogative, delle norme contrattuali e sulla sicurezza del lavoro - potere negoziale, senza la firma dei sindacati nessun contratto (è finita l'era delle "logiche di palazzo" ovvero il ruolo esclusivamente consultivo-concertuale) - il diritto di pubblica manifestazione, già riconosciuto ed esercitato dai militari in virtù della nostra Costituzione, viene limitato solamente nelle modalità di esercizio (non in divisa e senza armi) -si instaura un rapporto di responsabilità diretta tra i militari e i sindacati (i dirigenti sindacali devono rendere conto ai propri iscritti delle loro scelte, l’associazione vive e agisce solo perché ci sono iscritti che pagano la quota sindacale) - obbligo di trasparenza per le associazioni i loro atti e le loro attività economico associative La riforma arriva con 70 anni di ritardo rispetto alla quasi totalità dei paesi europei che vedono già dal secondo dopoguerra sviluppare le associazioni sindacali, concepite anche come strumento di garanzia nei paesi che hanno subito i regimi totalitari.